Qual’è il futuro per chi fa arte e cultura?
Il settore culturale sta insieme perché
non si è d’accordo su cosa sia la cultura, e quindi si rimane sul vago e si include dentro un po di tutto, questo è anche il problema del settore, perché è difficile la codificazione amministrativa degli operatori di questo settore, in quanto si riscontrano problemi nell'assegnazione dei codici ateco, per esempio.
È difficile cogliere tutta la complessità di questo ambito, perché comprende chi fa cinema e videogiochi fino a comprendere alla realtà non profit che gestisce un museino.
Quindi per definire il
futuro di questo settore bisogna per forza entrare nei particolari, nei diversi ambiti di attività, all’interno di questo marasma; in quanto gli scenari del comparto cinematografico sono molto diversi dalla realtà di volontariato che occupa spazi abbandonati per organizzarci incontro tra pubblico e artisti, questa non è gente che vive con questo lavoro e sono il 70% delle realtà associazioni culturali italiane. Poi ci sono anche le realtà che fanno impresa ma non profit, che cercano di associare sostenibilità finanziaria con offerta aperta a tutti, questi sono
soggetti molto delicati.
Quali sono le traiettorie e gli scenari futuri? Su cosa bisognerebbe investire?
Con la crisi del 2008 ci furono grossi tagli alla spesa nel settore culturale e molte realtà sono perite, ma anche tante altre realtà sono nate, nel bilancio complessivo l’ecosistema è sopravvissuto. Al momento siamo in una condizione simile a quella del 2008,
le realtà più fragili e meno sostenibili sono perite o periranno; mentre
l’ondata di cambiamenti che porta questa condizione di
grande incertezza e i molteplici futuri possibili che si stagliano in fronte a noi, ci suggeriscono che
tante nuove realtà nasceranno e che quelle presenti che sopravvivono ne usciranno mutate.
Bisogna essere pronti a cogliere, ed
essere il più aperti possibile ai futuri che si realizzeranno effettivamente, servirà essere
flessibili e capaci di adattarsi al futuro che non si sa quale potrebbe essere.
Un paio di considerazioni sul futuro si possono fare con la dovuta prudenza:
- Cambiamento del modello di consumo culturale, il covid non farà scomparire la fruizione in presenza, ma le esperienze di fruizione digitale dell’arte hanno aperto a nuovi pubblici che altrimenti non ne avrebbero mai usufruito. La necessità del contatto con questi pubblici fa sorgere il bisogno di comprendere gli strumenti digitali e le piattaforme social che vengono utilizzate, serve capire il linguaggio dei social, bisogna capire le potenzialità e i limiti, nel ambito della cultura la diffusione di prodotti culturali interessa sia la forma che il contenuto.
- Salienza della salute come fattore di domanda di prodotti culturali, per esempio il covid a spinto molto l'interesse verso gli stili di vita, e anche alcuni studi hanno dimostrato come la partecipazione ad attività culturali abbiano impatti positivi in termini di salute, la stessa OMS ha fatto ricerche a riguardo centinaia di pratiche culturali differenti scoprendo che è presente una correlazione tra la partecipazione ad attività culturali ed artistiche e il miglioramento della salute.
Combattere il pregiudizio nei confronti degli operatori della cultura
Le persone che trattano di cultura vengono viste spesso come radical chic, se un pregiudizio è esterno non lo puoi cambiare,
se ti è stata attaccata un'etichetta puoi fare poco internamente per modificarla.
Gli operatori del settore della cultura possono essere anche tali ma sono loro che si adoperano per tenere in piedi questo settore. Il problema è massimizzato nel comparto dell'arte contemporanea, dove gli operatori sono in certi casi molto snob nel modo in cui comunicano e si pongono, comparto che oltre tutto si porta dietro anche il pregiudizio dell’arte contemporanea che sono tutte baggianate e che sarei capace anche io a fare quella roba.
Importante problema da arginare è anche quello relativo all'accelerazione data dal covid alla
tendenza di indirizzare i prodotti culturali verso un pubblico elitario. Altro problema è anche la
diversificazione della fruizione della cultura, in quanto il modo in cui si interagisce è molto individuale, gli operatori devono trasmettere emozioni nel momento della fruizione, devono lasciare che rimanga qualcosa alla fine.
La democratizzazione della cultura dipende dal momento della sua trasmissione.
TRE PAROLE DEL FUTURO
-
PRAGMATISMO
-
INTERSETTORIALITÀ
-
OPPORTUNITÀ
Attraverso il
PRAGMATISMO ci si gioca la sostenibilità del fare cultura, permette la capacità di vedere scenari futuri e anticiparli cogliendo le
OPPORTUNITÀ che questa crisi porta con sé in un'ottica
INTERSETTORIALE sia interna alle branche del settore cultura sia fuori da essa.