Utopie e distopie: ecco cosa succede quando l'uomo è in piedi davanti al futuro
Che ruolo hanno le utopie e le distopie nel nostro approcciarsi al futuro?
Chiariamo che esistono
diverse forme culturali attraverso le quali ci proiettiamo verso il futuro, e lo facciamo perché il presente è un tempo troppo breve per poter offrire un ordine,
il presente fa memoria di quello che è accaduto nel passato, questa azione viene definita cultura la cultura permette alle persone di non sentirsi al di fuori del senso del fruire. Alberto robiati ci ha definito come “
vittime del presente” nel suo intervento per #ILUNEDIDELFUTURO.
Noi pensiamo che il presente abbia un debito soprattutto con il passato, in realtà
il presente ha una relazione specifica con il futuro. Queste due "entità" hanno tra loro un nesso fondamentale. Preti e Re si mostravano agli altri come consapevoli del futuro, il
futuro è una produzione culturale fondamentale per mantenere la coesione sociale.
Utopia e distopia sono le forme di rappresentazione sociale del futuro
L'utopia ha caratterizzato tantissimo la modernità (vedi Thomas More): possiamo definirla come la
capacità straordinaria di mettere in scena le nostre speranze, pensandoci in un ordine sociale migliore. L'utopia denaturalizza il presente, dicendo all'essere umano che quello che vediamo oggi "non è ovvio", c'è dell'altro, e può essere migliore.
L'utopia de-naturalizza il potere: dicendo , “questo mondo non è inevitabile, non è assoluto, è solo reale”, e ci trasporta in una quotidianità diversa. L’utopia non è ideologia, non è indicazione astratta di dove si dovrebbe andare,
Utopia è un vizio poetico e letterario dell’immaginazione.
La distopia è il contrario: ci dice che questo mondo non è inevitabile, ma ci proietta nel peggio che può avvenire. Nel primo novecento l’utopia di confonde nell’ideologia politica, mentre nel 900 la distopia pervade la letteratura fantascientifica prima e cinematografica poi.
Malauguratamente le distopie cinematografiche non hanno funzionato come attivatori di politica, in quanto rimandando alla finzione questi prodotti culturali causano l’incredibilità dell'esistenza nel reale di scenari distopici anche se tali scenari sono veri.
La capacità di immaginazione: in questo momento, siamo in difetto da questo punto di vista?
Ci eravamo convinti che quella che conoscevamo fosse, per quanto distorta, l'unica società possibile,
rinchiusi in un'inerzia che ci portava a credere fosse il modo migliore di vivere. Oggi vediamo che la discontinuità storica può esistere, oggi vediamo che
l’uomo ha la forza, la politica ha la forza per modificare e indirizzare la storia e quindi di interromperne l’inerzia.
È un risveglio al fatto che "possiamo": però il contenuto è ancora tutto da vedere.
Il suggerimento è quello di tenere una "memoria di collettiva" di questo momento:
teniamo traccia, lanciamo messaggi in bottiglia al nostro futuro.
Chi sono gli "orfani di futuro"?
Il
paradigma della crescita taylorista applicata al mondo per moltiplicare valore e creare abbondanza per tutti
nasce virtuoso e diventa diabolico. è una forte narrazione che mostra il mondo in crescita esponenziale ed infinita, sopra questa narrazione c’erano la sovra-narrazione liberale e comunista che dibattevano su come distribuire ciò che la società riusciva a moltiplicare.
> cronodepressi: Il palesarsi delle esternalità negative dietro all paradigma della crescita fa crollare la fiducia nel futuro di chi si era ciecamente affidato alla scienza, la smentita della veridicità delle ideologie porta alla nascita di questa categoria.
> cronofrenici: Non hanno più un idea di futuro cui giustificano e caratterizzano le proprie azioni, non hanno una narrazione generale che giustifichi il loro agire, corrono con l’illusione di spostare avanti la storia attraverso le micro-innovazioni, ma in realtà stanno solamente espandendo il presente perfezionandolo. Correre senza meta collettiva di progetto è sfinente: sono coloro che sotto sotto vorrebbero smettere di correre.
Indizi per il presente: sforziamoci di non addomesticare il futuro, il rischio è quello di renderlo banale.
Sforziamoci di non dirgli mai "sei già come mi aspetto": per fare questo possiamo impegnarci a guardare il presente
osservandolo nelle sue contraddizioni.
Lo stesso
presente è pieno di co-presenti che dovrebbero allenarci a dirci "non è detto che il futuro sarà così come te lo immagini tu!"
La sfida per ogni generazione, infatti, è quella di allenarsi a vivere in un mondo che non sarà uguale a quello in cui si nasce e si cresce.
Tutto questo parlare di futuro ci va venire una gran voglia di essere ricercatori del presente, chissene importa del futuro, ci importa di valorizzare il presente per portarlo nel futuro.
Come riaprire l’immaginazione verso il futuro?
Attraverso
spazi politici di tipo poetico ed estetico, le poetiche ed estetiche del presente devono dare forma al futuro immaginato che si concretizza in politiche.
Il
processo politico è un processo di innamoramento, ovvero un eccesso di fiducia che crea legame con altri individui: questo eccesso apre la strada, e nella strada si genera la possibilità.
L'innamoramento è sempre il momento "disruptive", anche nelle narrazioni letterarie e cinematografiche che propongono utopie o distopie.
Francesca Folda nel suo intervento ci ha parlato di come innamorarsi del Futuro.
Tre parole per il Futuro
-
IMMAGINAZIONE -
ASPIRAZIONE -
IL DISPIEGARSI DELLE COSE