Il sistema di valori meridiano è basato su valori di
autenticità e lentezza: la lentezza, in particolare, è una categoria critica per guardare alle aberrazioni del turbocapitalismo.
Il "mediterraneo" nella sua arretratezza può essere un paradigma per ripensare alla modernità, quella che si sforza di accelerare ad ogni costo.
Il mediterraneo in cui siamo immersi prevede un'accettazione "tragica" del conflitto: confini talmente piccoli che si vede il conflitto con valore generativo, formulando un'ipotesi di pluralismo e di convivenza tra le culture.
Cosa fare nell'oggi? Non avere pudore di tornare indietro a recuperare qualcosa. Immaginare insieme delle possibili vie di fuga che non siano ovvie e che ridiano nelle mani delle comunità il futuro visto come una scelta.
Resilienza sì, ma attenzione. E se parlassimo, piuttosto, di "essere antifragili"?
C'è un aspetto nella resilienza che non torna, dettato soprattutto dalla terminologia che viene dalla fisica meccanica: il piegarsi, risollevarsi, come se dovessimo soffrire come primo movimento. Non vuole essere una critica alle moltitudini di ottimi progetti "resilienti" che costellano il nostro territorio, solo un invito a fare attenzione al significato che diamo alle parole: forse servirebbe essere non tanto resilienti, quanto rivoluzionari.
Quando ci sono dei soprusi molto forti bisogna essere capaci di essere piuttosto "antifragili": capacità cibernetica di capire e imparare dagli errori che consente di fare un passo avanti evolutivo.
Per un nuovo modo di intendere il "nomadismo"
Sono tempi che ci richiedono un nomadismo. Anche oggi ci sentiamo nomadi, ma è sempre un nomadismo stanziale. Occorre sottolineare il concetto di "restanza": esistono eroi che mantengono in vita paesi locali. Il tema del ruralismo va rivisto nell'ottica esistenziale, partendo dalla nostra identità, che deve essere essa stessa capace di migrare. Mettiamo tanta energia per mantenere una coerenza identitaria, e ci dimentichiamo che siamo una moltitudine: forse il digitale ha davvero in sè i geni per poter espandere la complessità del presente?
Tre parole per riflettere
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