fbpx
Sara roversi futuro virale
Futuro Virale #4 – Sara Roversi, “Nutrire il Futuro: reset, reconnect e restart!”
Marzo 23, 2020
vincenza pellegrino futuro virale
Futuro Virale #6 – Vincenza Pellegrino, “Futuri Testardi”
Aprile 6, 2020
alex giordano futuro virale

Alex Giordano, "Futuro Mediterrano"

FUTURO VIRALE #5

 

#FUTUROVIRALE, Alex Giordano ospite della quinta puntata

Alex Giordano si definisce "un appassionato della vita sul Pianeta Terra": pioniere della trasformazione digitale in Italia e direttore scientifico del programma di ricerca/azione Societing4.0 dell’Università Federico II° di Napoli e co-fondatore di Ninja Marketing. Noi lo seguiamo fin dai tempi del Libro Bianco sull' Innovazione Sociale (2011) e, nella quinta puntata di #FUTUROVIRALE abbiamo avuto la fortuna di poter compiere con lui una panoramica sui trend attuali dell'innovazione sociale, che si stanno manifestando anche nel veloce evolversi dei grandi cambiamenti di queste settimane.
 
 

"Perché l'innovazione tecnologica, o è innovazione sociale o non è innovazione"

 

 

"Immaginiamo insieme delle possibili vie di fuga che ridiano nelle mani delle comunità il futuro visto come una scelta"

Di cosa parliamo quando parliamo di innovazione sociale
Pensiamo all'aratro: l'intuizione geniale di un falegname che incontra le necessità di un contadino, e insieme progettano una delle prime innovazioni tecnologiche dell'umanità. Questa invenzione va a beneficio (concreto, reale e misurabile) di un'intera comunità, e ne sosterrà la crescita demografica.

Oggi, marzo 2020: rischi e realtà

Il rischio che corriamo è che si torni come prima o peggio di prima: dovremmo essere tutti delle sentinelle perché questa un'occasione per liberarsi e rivedere le proprie priorità. Questo può essere fatto solo entrando nell'ottica del bene comune, del sociale e della collettività. Diffidiamo, inoltre, da chi racconta di avere ricette pronte, soluzioni immediate, e di sapere come sarà il futuro: lo sforzo prezioso che possiamo fare è quello di leggere il presente e il passato al fine di immaginare un futuro.

Il pensiero mediterraneo: una grande opportunità per cambiare il paradigma

"Il modello mediterraneo si distanzia profondamente da quello della Silicon Valley che, pur fornendo grandi ispirazioni, è basato sul principio winner takes all e si distanzia anche dal concetto di Industry 4.0, che nasce in un contesto socio-economico come quello tedesco, riferito alla grande fabbrica robotizzata. Questi modelli non sembrano sostenibili per l’Italia dei quasi 8.000 comuni - al centro di una nuova complessità, tra Africa, Paesi Mediorientali ed Europa - in una realtà imprenditoriale fatta, soprattutto al sud, di piccole e medie imprese frammentate."
Dal manifesto di Societing 4.0
Della particolarità italiana con i suoi tanti piccoli comuni ci ha parlato Filippo Barbera presentando le città Metromontane.
 
 

Il Modello Mediterraneo è

 
 
 
 
Il sistema di valori meridiano è basato sul valore della lentezza: la lentezza, in particolare, è una categoria critica per guardare alle aberrazioni del turbocapitalismo, come cita Paolo Venturi dicendo che “la fretta è la disfunzione della velocità.

Il mediterraneo come categoria metaforica diventa luogo che resiste alle forzature di un modello illuminista di modernità e per questo “arretrato”, luogo che vede la natura tragica del conflitto come valore positivo e generativo, dove non si necessita alla fine di un vincitore e di un vinto, ma si ha un pluralismo di convivenza tra culture che si scontrano. Mediterraneo può essere un paradigma per ripensare alla modernità, quella che si sforza di accelerare ad ogni costo, scritto fondamentale di Franco Cassano, Approccio Meridiano.

Cosa fare nell'oggi? Un approccio mediterraneo non vuole dire rinnegare l’innovazione, ma non avere pudore di tornare indietro a recuperare dal passato. Immaginare insieme delle possibili vie di fuga che non siano ovvie e che ridiano nelle mani delle comunità il futuro visto come una scelta.

Resilienza sì, ma attenzione. E se parlassimo, piuttosto, di "essere antifragili"?

C'è un aspetto nella resilienza che non torna, dettato soprattutto dalla terminologia che viene dalla fisica meccanica: il piegarsi, risollevarsi, come se dovessimo soffrire come primo movimento. Non vuole essere una critica alle moltitudini di ottimi progetti "resilienti" che costellano il nostro territorio, solo un invito a fare attenzione al significato che diamo alle parole: forse servirebbe essere non tanto resilienti, quanto rivoluzionari.

Quando ci sono dei soprusi molto forti bisogna essere capaci di essere piuttosto "antifragili": capacità cibernetica di capire e imparare dagli errori che consente di fare un passo avanti evolutivo.

Per un nuovo modo di intendere il "nomadismo"

Sono tempi che ci richiedono un nomadismo. Anche oggi ci sentiamo nomadi, ma è sempre un nomadismo stanziale. Occorre sottolineare il concetto di "restanza": esistono eroi che mantengono in vita paesi locali. Il tema del ruralismo va rivisto nell'ottica esistenziale, partendo dalla nostra identità, che deve essere essa stessa capace di migrare. Mettiamo tanta energia per mantenere una coerenza identitaria, e ci dimentichiamo che siamo una moltitudine: forse il digitale e l’infosfera consentono collegamenti anche più intimi di quelli fisici, hanno davvero in sè i geni per poter espandere la complessità del presente? A questa domanda ha risposto anche Paolo Venturi, offrendo un nuovo concetto di luogo.

Tre parole del futuro
- COLLABORAZIONE
- CONDIVISIONE
- CONTAMINAZIONI
 
 

Link utili per approfondire

- Societing 4.0 | Supportiamo un modello mediterraneo di innovazione
- Il manifesto della Rural Social Innovation
- Articolo "Come la spettacolarizzazione dei dati cambia la percezione della realtà"
- Libro Approccio Meridiano Franco Cassano